Roma – Un voto di fiducia e una raffica di modifiche per ridefinire la geografia delle opere pubbliche e della transizione energetica. Con 191 voti favorevoli e 102 contrari, la Camera ha approvato il 10 luglio il disegno di legge di conversione del cosiddetto “Decreto Infrastrutture”, il provvedimento (DL 73/2025) che punta a imprimere un’accelerazione tanto sul fronte dei lavori pubblici quanto sull’espansione delle fonti rinnovabili.
Rinnovabili, le “zone di accelerazione” diventano la norma
L’articolo 13 del decreto entra nel cuore della materia energetica, aggiornando il Testo Unico FER (D.lgs. 190/2024; gli impianti FER, acronimo di Fonti di Energia Rinnovabile, sono sistemi che utilizzano fonti di energia non fossili per produrre energia, come quella solare, eolica, idroelettrica, geotermica, da biomasse e altre forme di energia rinnovabile. Questi impianti sono progettati per sfruttare risorse naturali che si rigenerano e che, quindi, non si esauriscono, n.d.r.) con nuove regole sulle aree idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Le cosiddette “aree di accelerazione” saranno ora identificate direttamente nelle zone già classificate come industriali e mappate dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), diventando elemento imprescindibile nei piani regionali.
A queste zone, da sottoporre alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) entro il 31 agosto 2025, si applicheranno procedure semplificate – anche per i regimi PAS – e tempistiche dimezzate rispetto agli standard ordinari. Restano libere le Regioni di proporre ulteriori siti e impianti, inclusi quelli di stoccaggio e infrastrutture connesse.
Appalti pubblici e protezione civile: il nuovo assetto normativo
Non solo FER. Il decreto ridefinisce anche il Codice dei contratti pubblici, con interventi mirati su incentivi tecnici per i dirigenti, anticipi per servizi di ingegneria e CAM vincolanti per le ristrutturazioni. Si introduce un nuovo articolo nel Codice della Protezione Civile (46-bis), che fissa le regole per gli appalti in contesti emergenziali.
Tra le altre misure, spiccano: il contrasto al caro materiali tramite nuove regole per la revisione prezzi dal 2025; il rifinanziamento del fondo per la sicurezza stradale nei piccoli comuni fino al 2026; una mappatura nazionale degli autovelox; tempi ridotti per le VIA dei progetti militari; la razionalizzazione dei Provveditorati alle Opere Pubbliche; la nomina del CEO di ANAS a Commissario straordinario per l’Autostrada del Mediterraneo. Infine, spazio anche al Ponte sullo Stretto: la società Stretto di Messina S.p.A. entrerà di diritto nell’albo delle stazioni appaltanti qualificate.
Focus su impianti elettrici, domotica e sicurezza
Una parte rilevante ma poco evidenziata del decreto riguarda anche l’integrazione tecnologica e la sicurezza degli edifici pubblici e infrastrutture. Il testo contempla, all’interno dei criteri ambientali minimi per le ristrutturazioni, l’inclusione di dispositivi di automazione e controllo, con impatti diretti sulla domotica e l’efficienza energetica. Viene inoltre rafforzata la normativa sugli impianti elettrici, con nuovi standard di compatibilità per i lavori pubblici, mentre sul fronte antincendio e sicurezza si stabilisce che tutti i nuovi progetti devono prevedere sistemi certificati e conformi alla normativa europea, con particolare attenzione all’illuminazione di emergenza e agli impianti intelligenti di rilevamento fumo.
In ambito urbano e infrastrutturale, le linee guida contenute nel decreto incentivano l’utilizzo di sistemi di illuminazione a LED a basso consumo, integrati da sensori per la gestione automatica in funzione della presenza e della luce naturale. Una misura che si inserisce nella strategia più ampia di sostenibilità e modernizzazione tecnologica degli spazi pubblici, con benefici sia ambientali che in termini di sicurezza collettiva.