Perché certificare l’impianto? La sicurezza che paga
Ogni anno in Italia 2.500 incendi sono causati da impianti elettrici non a norma. La certificazione non è solo un obbligo, ma un atto di prevenzione. Lo rivela un report dei Vigili del Fuoco: il 30% dei roghi domestici ha origine da cavi degradati o sovraccarichi. Ma non finisce qui: un impianto certificato aumenta del 15% il valore dell’immobile, come confermato da un’analisi di Idealista.
Passo passo: come si ottiene il certificato
Il processo è più semplice di quanto si creda, ma richiede rigore. Ecco la checklist dei professionisti:
- Ispezione tecnica: Un elettricista abilitato controlla cavi, interruttori e quadro elettrico
- Report delle non conformità: Identificazione di punti critici (es. assenza di differenziale, fili scoperti)
- Adeguamenti: Sostituzione componenti obsoleti e installazione di sistemi di protezione
- Rilascio certificato: Documento valido 10 anni, con timbro e firma del tecnico
La norma segreta che nessuno ti dice: il DM 37/2008
Poco noto al pubblico, il Decreto Ministeriale 37/2008 è la biblia della certificazione. Obbligatoria per:
- Nuove costruzioni
- Ristrutturazioni con modifiche impiantistiche
- Vendita/affitto di immobili
Chi vende senza certificato rischia multe fino a 2.500€ e blocco della compravendita, come confermato da una recente sentenza della Cassazione.
Efficienza energetica? Parte tutto da qui
Un impianto certificato non è solo sicuro: è smart. Grazie a componenti come:
- Interruttori orari programmabili
- Sistemi di accumulo per fotovoltaico
- Sensori termici per ottimizzazione carichi
Si riducono i consumi fino al 25%, con un ritorno sull’investimento in 3-4 anni. Lo conferma un caso studio di Enel X su 100 immobili certificati a Milano.